L'uomo ragno nasce nel 1962, figlio della casa editrice Marvel Comisc di Stan Lee: l'idea era la creazione di un fumetto trasgressivo capace di infrangere le convenzioni di quel periodo.
Protagonista è il giovane Peter Benjamin Parker (interpretato da Tobey Maguire nella trilogia diretta da Sam Raimi, da Andrew Garfield in The Amazing Spiderman (2012) e del sequel The Amazing Spiderman 2 atteso nelle sale italiane il 24 aprile 2014, entrambi diretti da Marc Webb), un ragazzo molto intelligente, un vero e proprio secchione, preso di mira dai cosiddetti bulli.
Questa situazione, che, nel tempo, lo renderà un drop-out, viene stravolta dalla puntura di un ragno geneticamente modificato e radioattivo che gli procura poteri straordinari: aumento della massa muscolare e possibilità di lanciare dai polsi delle ragnatele particolarmente resistenti. Peter pensa di usarli per far colpo sulla bella Mary Jane Watson.
Purtroppo lo stato d'animo adrenalinico si esaurisce a seguito dell'uccisione dello zio in una rapina. Capisce che "da un grande potere derivano grandi responsabilità": i suoi poteri dovranno essere usati con razionalità e a favore del bene. Decide di agire e non svelare la sua identità, nascosta dietro una maschera rosso-blu come il costume da lui disegnato che presenta l'effige di un ragno.
Il taglio altamente generazionale/adolescenziale della sceneggiatura e della struttura del montaggio, che lo rende una via di mezzo tra il film e il videogioco, invitano lo spettatore (i più giovani in particolare) a immedesimarsi: in un'età di transizione quale è l'adolescenza, chi di noi non ha mai sognato di possedere un qualche strumento per trasformare quell'indolenza tipica in forza e sicurezza di sé? Le favole, da tempo, ci parlano di bacchette e pozioni magiche, di baci di principi innamorati, tutti escamotage di trasformazione da una situazione negativa a una non solo positiva, ma potenzialmente utopica. Qui il compito è affidato ad un ragno, simbolo di fobie nell'immaginario collettivo.
Come si sa, però, per i comuni mortali, nulla è concesso gratuitamente, e il giovane Peter Parker scopre ben presto il rovescio della medaglia. E' sì un eroe, ma un eroe problematico, e il potere di cui dispone deve essere usato per il bene dell'umanità, ma a un prezzo molto alto: sacrificare la sua vita le sue scelte, la sua ragazza...
Proprio questo è il segreto del suo successo: l'essere eroe si esplica nella capacità di far sognare proponendo un'alternativa allo spettatore, mostrare che chiunque può diventare qualcuno e fare cose importanti se solo ne ha l'occasione. Il messaggio:" anche se ti senti una nullità, non è il caso di abbattersi". Un eroe che mostra, però, il lato umano, quando toglie la maschera e torna a vestire i panni di un ragazzo normale, con i suoi pregi e difetti.
Ritorna il tema della doppia faccia, quella tenuta da chi ha un qualsiasi tipo di potere, che si mostra in un modo considerato ideale, prescritto, voluto, ma non rispondente a realtà.
Spiderman resta comunque un eroe perché quella maschera se la toglie e sembra chiedere allo spettatore: "E tu hai il coraggio di toglierla?". In questo quesito si può riassumere lo stato d'animo di una nazione corrotta, lacerata, desiderosa di reagire ma anche di sognare. Ecco perché Spiderman riesce a colpire gli occhi e a entusiasmare il cuore.