Il regista cileno Miguel Littin, uno dei massimi autori della cinematografia latinoamericana degli ultimi 40 anni, riceverà sabato (10 novembre) a Trieste il Premio Salvador Allende assegnatogli dal XXII Festival del Cinema Latino Americano. Littin è presente a Trieste nella veste di Presidente della Giuria del Festival, la più vasta rassegna esistente in Europa sulle produzioni cinematografiche, video e televisive latino americane.
Il Premio Salvador Allende viene attribuito annualmente dal Festival – come ricorda il suo Direttore, Rodrigo Diaz – “per onorare i valori della cultura, dell’arte e della politica, e come riconoscimento agli artisti che, attraverso le loro opere, si sono impegnati nel riscattare la memoria e la storia dei popoli latinoamericani”. Littin ritirerà il Premio ‘Allende’ durante la cerimonia di premiazione del Festival di Trieste, in programma sabato alle 20.30 al Teatro Miela.
Miguel Littin è stato l’unico latino americano nominato 2 volte all’Oscar; è stato premiato ai Festival di Cannes, Berlino, Venezia, e praticamente in tutti i Festival dell’America Latina. “Ricevere il Premio Salvador Allende” ha dichiarato Littin “è una delle grandi emozioni della mia vita di cineasta e di cittadino, come uomo impegnato con le cause popolari del Cile, e con i principi umanisti dell’America Latina e del mondo”.

Il regista, dal 1965 ad oggi, ha realizzato 15 lungometraggi di taglio storico, documentaristico, d’analisi e denuncia sociale, molti dei quali divenuti delle pietre miliari della cinematografia latino americana: “El Chacal de Nahueltoro”, del 1969, violento attacco al potere della magistratura; “La tierra prometida”, del 1973, cronaca di una sanguinosa rivolta contadina degli inizi ‘900, e “Actas de Marusia”, del 1976, storia di uno sciopero minerario del 1907.

Durante il governo socialista cileno di Unidad Popular, Littin girò “Compañero Presidente”, intervista dello scrittore Regis Debray al Presidente Salvador Allende, con scene degli episodi citati nella conversazione. Dopo il colpo di Stato del 1973, si rifugiò a Cuba e poi in Messico, per rientrare in Cile nel 1985, dove girò clandestinamente “Acta General de Chile”, emozionante documentario sulla realtà del Paese sotto la dittatura di Pinochet. Tra le sue opere più recenti “Sandino”, del 1989, “Tierra del fuego”, del 2000 (sceneggiato con la collaborazione di Luis Sepúlveda), il documentario “Los caminos de la ira; cronicas palestinas”, 2002, e “La ultima luna”, del 2005.