È da poco uscito nelle sale cinematografiche inglesi “L’amico di Famiglia”, l’ultimo intenso ed oscuro lungometraggio diretto da Paolo Sorrentino, trentaseienne regista napoletano ormai apprezzato come uno degli eredi del cinema italiano d’autore.

Il film, che racconta le squallide vicende di Geremia de’ Geremei un sessaquattrenne sarto che si mantiene facendo l’usuraio in una nostalgica cittadina dell’Agro Pontino, è stato subito acclamato dai critici inglesi.

In particolare The Guardian e The Observer hanno affiancato la portata innovativa ed estetica del cinema di Sorrentino a quella che, in tempi passati, aveva reso celebre la scuola italiana con riferimenti più o meno espliciti ad autori del calibro di Roberto Rossellini, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci e Nanni Moretti (di cui tra l'altro si attende, proprio nei prossimi giorni, l’uscita del Caimano).

Entrambe le testate hanno espresso un parere decisamente positivo, focalizzando l’attenzione su aspetti parzialmente differenti. Mentre The Guardian, che ha conferito all’Amico di Famiglia l’invidiabile punteggio di 4 stellette su un massimo di 5, ha definito il film affascinante e disturbante, divertente e sconcertante (elogiando soprattutto la performance del protagonista Giacomo Rizzo), The Observer ha in particolare apprezzato il rischio accettato da Sorrentino di mettere al centro della scena un antieroe deprecabile, avvicinando Geremia allo Shylock di Shakespeare.

Una bella soddisfazione per il giovane cineasta e un bella rivincita per un cinema italiano da anni poco influente sull’arena internazionale.