"Ancora più difficile risulta riuscire a districarsi tra le innumerevoli formule e teorie critiche che hanno scandagliato l’opera di Pasolini. Se si pensa che il suo primo film, Accattone, è stato giudicato contemporaneamente, in quegli anni, secondo due prospettive completamente differenti.
Da una parte, una certa critica l’ha ritenuto un frutto della tarda stagione neorealista. Da un’altra parte, altra critica ha voluto soprattutto metterne in luce gli aspetti innovativi, ad esempio l’aver assegnato ad un proletario, figlio della borgata umile e degradata di Roma, barlumi della coscienza poetica del suo Autore. E dunque mettendo in evidenza quello che sarebbe stato il motore principale della sua scoperta stilistica: la fusione fra Sguardo dell’autore e Sguardo del personaggio.
In Pasolini c’è l’intrecciarsi di una molteplicità e di una vastità - sentita dallo stesso come necessità nel suo rapporto col mondo, che è anche lo specchio dei mutamenti dell’Italia e del mondo occidentale in generale, nel corso dei decenni che si sono succeduti alla II guerra mondiale.
Le ansie economiche, i nuovi scenari metropolitani, i topoi della cultura classica che si scontra con le panoramiche e le esigenze esplorative del nuovo, sono riflesse dal volto invecchiato di Pasolini che sembra portare sulla propria pelle i segni della crescita del mondo, e la sua contemporanea negazione."