"Difficile raccontare al cinema un personaggio come Bateman, che agisce in modo incoerente e senza un senso apparente. Nei film si cerca quasi sempre di dare una spiegazione, di dare un senso agli episodi che si rappresentano.
Per lo spettatore è un’esperienza frustrante arrivare alla fine della proiezione senza essere riuscito a cogliere l’essenza, a capire le intenzioni che muovono un personaggio come Bateman a commettere simili efferatezze. Un fattore determinante nel successo di una pellicola sta anche nel potersi identificare in uno dei protagonisti del film. Ma come ci si può identificare in questo folle yuppie killer, unico personaggio principale della vicenda?
Luisella Angiari di “Duel” prova a dare una spiegazione alla follia del protagonista: 'Per un’esibizionista estremo come Patrick […] la consapevolezza della sua invisibilità, di essere un elemento di poca o alcuna rilevanza non solo nella vastità del mondo, ma, quel che è peggio, nel microcosmo dove gravita, segna il punto di frattura tra realtà e immaginazione'.
A questo problema, si aggiunge quello di adattare un romanzo che non ha un preciso sviluppo narrativo ma è una successione di singoli episodi raccontati da un narratore per di più inaffidabile, che non ci permette di distinguere con chiarezza tra ciò che fa davvero e ciò che immagina solamente. Bisogna anche sottolineare come diverse parti del romanzo siano noiose descrizioni e lunghi elenchi di oggetti e di abitudini di vita, come se anziché il flusso di coscienza di una persona il lettore stesse leggendo un depliant recitato a memoria.
È in queste parti che Bateman abbandona la prima persona per adottare un’impersonale terza/seconda persona singolare dell’imperativo, proprio come nelle istruzioni dei prodotti. Gli aggettivi usati da Bateman per le descrizioni degli oggetti materiali sono decisamente più sensibili e umani rispetto a quelli usati parlando delle altre persone."