C’è Clay Hammond che ha scritto un romanzo, Rory Jansen che sogna di diventare uno scrittore, e un vecchio che avrebbe voluto diventarlo.
The Words, pellicola d’esordio degli sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal, è un film incentrato sul tema della narrazione e con quattro diversi personaggi, che poi sarebbero due (almeno a livello diacronico); riflette sul talento artistico dello scrittore, che non scrive a comando ma nasce geniale.
La stessa cornice del film, tra New York e Parigi, è una voce narrante che racconta due delle storie che inevitabilmente s’intrecciano tra loro. E’ la voce di Clay, celebre scrittore corteggiato da una seducente dottoranda che vorrebbe carpire com’è nato il suo romanzo e se c’è dietro qualcosa di autobiografico.
Avvicinato durante una lettura pubblica, Clay si limita a confessare i primi capitoli del libro introducendo la vita del suo personaggio: Rory Jansen, aspirante scrittore che conseguirà fama e gloria attraverso dei fogli trovati dentro una vecchia ventiquattrore. Su quei fogli c’è un’autobiografia scritta con una mano così capace, che la lettura del testo è veloce e persuasiva.
Rory decide di pubblicare quella storia intrigante e commovente mettendoci la sua firma. Passa così da una vita normale in cui il lavoro in una casa editrice e la famiglia non gli bastano, in cui il solo sedere a cena con amici benestanti gli è diventato insopportabile, in cui l’esempio del padre che non è riuscito ad emulare lo mortifica, alla vita che ha sempre desiderato, ricca e spensierata, con un vestito che non è il suo.
Ma il segreto che Rory nasconde ai lettori e perfino ai genitori e alla moglie, non durerà a lungo. Un vecchio signore lo ammonisce e rivendica la paternità del libro, la storia della sua vita. Scoperto, Rory proverà a rimediare, ma dire la verità avrà per lui il sapore del tradimento verso chi ha creduto in lui e verso se stesso, che dovrà finalmente ammettere davanti allo specchio la nuda verità, cioè di non avere talento.
Inoltre sentirà su di sè la colpa di essersi impossessato di qualcosa che non gli appartiene, idea che a poco a poco lo ossessiona e lo logora.
La voce narrante di Clay, tranquilla e seducente, si scontra con le pulsioni e i tormenti per i sensi di colpa di Rory.
Tra i due mali sceglierà il minore e si rassegnerà a convivere con la menzogna e i propri limiti. Così Rory sembra essere una proiezione di Clay e Clay il prosatore di se stesso. Di fatto i tre protagonisti (Dennis Quaid, Bradley Cooper e Jeremy Irons) potrebbero essere la stessa persona.
Le emozioni della vita reale, i preparativi per la vita reale, quella che si ha paura di affrontare e su cui non ci è mai concesso una seconda opportunità, maturano e crescono a ritmo incalzante in tutti e tre gli scrittori (o presunti tali). Dunque in questa storia labirintica le domande che i protagonisti si pongono sono le stesse: scrittori si nasce o si diventa? E il futuro fa davvero così paura?