"Alla sua uscita nelle sale, Al di là delle nuvole ha riscosso grandi consensi da parte del pubblico, accorso numeroso ad assistere alle proiezioni, ma é stato duramente attaccato da ampi settori della critica su molte e diverse questioni che riguardano soprattutto il presunto plagio su Antonioni da parte di Wenders.
Le spiegazioni, le difese che alcuni hanno tentato, in realtà non hanno aiutato a comprendere meglio il film: é il caso dell’opinione di Bernardo Bertolucci che esaltò la vena di ‘cinéphile’ che aveva portato Wenders ad accettare di farsi da parte, ma restare vicino al grande maestro per aiutarlo nella sua forse ultima impresa.
Certamente un’opinione come questa, e altre che si muovono nella stessa direzione, non gettano una luce molto positiva sull’opera, e lasciano in secondo piano tutte quelle implicazioni che una collaborazione fra due registi per certi versi simili, ma per altri così diversi come Antonioni e Wenders porta necessariamente con sé, e soprattutto lasciano decisamente in ombra il film in se stesso, poco “visto”, e poco analizzato nei suoi contenuti e nei suoi aspetti formali ed estetici.
Presentato appunto come l’ultimo film di Michelangelo Antonioni in versione ancora provvisoria alla Mostra del Cinema di Venezia nel settembre 1995, Al di là delle nuvole é in realtà un film composito, scritto e realizzato a quattro mani da Michelangelo Antonioni e da Wim Wenders, e con la collaborazione alla sceneggiatura di Tonino Guerra. Da questo deriva necessariamente una compresenza all’interno dell’opera di stili e di ritmi narrativi differenti, che lo spettatore avverte soprattutto nella prima parte: si tratta però di una operazione realizzata con coerenza e consapevolezza e che va quindi letta nel quadro più ampio della collaborazione fra i due registi.
Il nostro proposito sarà dunque di leggere il film e analizzarlo con questa idea di partenza, per evitare di ricadere in facili quanto superficiali giudizi di valore. Il film, tratto da alcune novelle raccolte nel libro “Quel bowling sul Tevere” (1983), ha una struttura ad episodi, collegati tra loro da una cornice predisposta da Wenders, che prevede la figura di un registagirovago alla ricerca di storie e personaggi per un nuovo film.
Cronaca di un amore mai esistito; La ragazza, il delitto; Non mi cercare e Questo corpo di fango sono le quattro storie antonioniane in cui lo stile narrativo é estremamente ‘visivo’, quasi che esse siano già la sceneggiatura per un film, qualcosa che il regista ferrarese considera estremamente letterario, e dal valore autonomo; il prologo, i due intermezzi e l’epilogo sono invece wendersiani."