Sentirsi diversi può scatenare angoscia e traumi psicologici, specialmente in un bambino.
Il concetto di diversità è affrontato in questa tesi in un percorso psicologico-narrativo che prende in esame l'ambito clinico, quello narrativo della fiaba e quello visivo del cinema.


…Era una fredda sera d’autunno di due anni fa quando vidi al cinema il film A.I. (Artificial Intelligence) di Steven Spielberg… Al di là degli straordinari effetti speciali, dell’ambientazione (una New York ricoperta dalle acque, dopo lo scioglimento delle calotte polari in un futuro lontano), dei personaggi (gli umani, detti Orga, e i robot Mecca), il film appare come una versione “moderna” della tradizionale fiaba di “Pinocchio”. Il tema è quello della paura del bambino (che rimanda ad ogni adulto) di essere abbandonato, del suo desiderio di ritrovare “casa”.
Il racconto è diviso in tre parti: l’arrivo di David (bambino-robot) nella casa dei suoi genitori adottivi; il viaggio con Gigolo Joe (Lucignolo moderno) attraverso le tappe di un fantastica rivisitazione di Pinocchio (la Fiera della carne equivale a Mangiafuoco, Rouge City è il Paese dei balocchi, la Fata turchina abita in una Coney Island sommersa); e una terza parte, in un futuro molto lontano, carico di ombre e minacce, ma anche di speranza. David è una macchina: gli hanno dato l’imprinting per amare, ma non per sognare. Il sogno è ciò che distingue umani e robot, sogno come desiderio, tensione, ma anche come ciò che ci visita nel sonno. David cerca la sua mamma fino alla fine del mondo perché la ama e, soprattutto, perché vuole essere amato. Solo quando lei gli sussurrerà: “ti voglio tanto bene”, lui potrà addormentarsi per la prima volta e sognare. Soltanto nell’attimo della completezza d’amore, anche se appena per un giorno come capita a lui, diventiamo esseri umani “veri”.

Clicca sul link per visionare la tesi: