"Il film si apre nel cimitero dove è sepolto il Sassaroli. “Dai Perozzi, vieni fuori. E c’è i’ sole non fare i’ bischero!” dice il conte Mascetti, rivolgendosi alla tomba dell’amico. Arrivano poi tutti gli altri: il Necchi (ora interpretato da Renzo Montagnani), il professor Sassaroli e l’architetto Melandri.
I quattro ricordano gli scherzi meglio riusciti del Perozzi e le sue vicende familiari, narrati con la voce del Mascetti/Ugo Tognazzi. Il film diviene così una bieca ripetizione del primo episodio, con una serie interminabile di gag legate da nessun filo logico. L’episodio più importante del film è l’alluvione di Firenze, avvenuto realmente il 4 novembre 1966. “E’ straboccato l’Arno!” urla il Melandri da una finestra di un palazzo fiorentino, mentre la donna con la quale stava amoreggiando si pente e vede nell’alluvione una punizione divina. “E Dio per far star vergine una come te affoga tutta Firenze?” le rimprovera sagaciamente l’uomo.
Le immagini della città disastrata dall’alluvione sono reali, riprese proprio quel 4 novembre di quaranta anni fa, quando l’acqua e il fango invasero gli Uffizi, la chiesa di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale e milioni di case, uccidendo trentaquattro persone (diciassette a Firenze e diciassette nella provincia). La banda di buontemponi guarda la città dall’alto del Piazzale Michelangelo e la vede distrutta, in ginocchio. E si rivedono in lei: l’acqua, spiegano, ha affogato anche le loro vite.
E come l’Arno in piena che finalmente si placa, anche la loro esistenza giungerà ad essere più tranquilla. All’amarezza si sostituisce la tristezza profonda quando il conte Mascetti rimane infermo, costretto per sempre su una sedia a rotelle."