"La pellicola è liberamente tratta dal romanzo di Verga “I Malavoglia”, di cui segue la trama, pur interpretandone liberamente vari aspetti, attraverso la narrazione delle vicende di una famiglia di pescatori siciliani, di Acitrezza (CT).
Questi sono sfruttati nella loro miseria dai commercianti grossisti; così, decisi a lottare contro l'oppressione, ipotecano la casa per comprare una barca e lavorare in proprio. Ma anche gli elementi sono avversi; in una notte di tempesta, la barca si rovina. Non a caso, infatti, nell’economia narrativa della trilogia pensata da Visconti, La Terra Trema rappresenta l’”episodio del mare”. Perduta la casa, la famiglia si disgrega; i miseri si riducono ad una condizione di vita anche peggiore, e devono riprendere l'ingrato lavoro, subendo, senza più speranza, quello che a loro appare un destino ineluttabile. (...)
Assistenti alla regia furono i giovani Franco Zeffirelli e Francesco Rosi, il quale cura successivamente il doppiaggio dell’edizione "italiana".
Ed è proprio nell’introduzione al libro che edita la sceneggiatura “italiana” che Rosi dà una serie di chiarimenti sul filmmaking dell’opera: 'In principio, Visconti aveva intenzione di fare non uno, ma tre film; anzi, diceva, tre documentari: uno sui pescatori, uno sui contadini e uno sui minatori. Tutti e tre in Sicilia. Tutti e tre, aspetti diversi della stessa lotta di esclusi contro le avversità degli uomini e delle cose. L'intenzione di portare a termine gli episodi della trilogia sul mare, sulla terra e sulla miniera di zolfo effettivamente c'era in Visconti; ma quello che io credo è che sicuramente desiderasse fare un film da “I Malavoglia” di Verga. [...]
I soldi erano pochi, pochissimi: sei milioni finanziati dalla società ARTEA di Alfredo Guarini, per conto del partito Comunista Italiano su proposta di Antonello Trombadori. Quindi la composizione per la troupe era quella per un documentario. Non c'erano scenografo, costumista, arredatore, script, aiuti e assistenti dei vari reparti. Non c'erano segretarie e segretari.
Non c'erano gru, [...] non c'era che un capo elettricista e un elettricista, un capo macchinista e un macchinista. Non c'era sceneggiatura, quindi non c'era piano di lavorazione e neppure preventivo. In più, dei pochissimi elementi che componevano la troupe, per lo meno un terzo non aveva mai fatto cinema: il direttore della fotografia, gli aiuti-registi, l'ispettore di produzione. Lo stesso Visconti non aveva fatto che un solo film, Ossessione, sette anni prima.
[...] Visconti non spiegava granché di quello che si accingeva a realizzare: fate questo, fate quello. dava degli ordini. Anche perché lui stesso non sapeva granché di quello che man mano andava sviluppando. Si accontentava di procedere a passi. ma i passi erano precisi e fermi. Non c'era una sceneggiatura, come ho detto, e questo comportava da parte sua una invenzione continua sul materiale umano, dal quale traeva ispirazione per l'autenticità non solo dei sentimenti ma anche dei fatti'."