Il film, scritto e diretto da Francis Ford Coppola nel 1983, si basa su una novella di S.E. Hinton (autrice anche del romanzo "I ragazzi della 56° strada", altra storia trasformata dallo stesso Coppola in pellicola durante il medesimo anno).
Cast meraviglioso, formato da artisti che sarebbero diventati dei big e che allora ancora erano molto giovani: Matt Dillon ( presente anche ne I ragazzi della 56° strada) e Nicolas Cage (nipote di Coppola) maggiorenni da pochi mesi e Mickey Rourke quasi alla soglia dei trenta. Ma sarebbe ingiusto non citare altri nomi di gran prestigio, come quelli di Tom Waits, Diane Lane e Dennis Hopper.
Il film colpisce sin da subito per l’utilizzo dei contrasti molto forti, tutti sulle tinte del nero e del bianco. Così infatti è interamente girato, fatta eccezione per poche inquadrature, come quelle che vedono protagonisti i pesci combattenti, caratterizzati dalle tinte vivaci del blu e del rosso. La motivazione di questa scelta è da ricercarsi nel fatto che uno dei protagonisti (“quello con la moto”,interpretato da Mickey Rourke) è daltonico e quello che noi vediamo è cosi come lui lo vede, o forse, come lo vedrebbe.
Altra scelta di stile molto forte è nei vorticosi movimenti di macchina, ma soprattutto nella rappresentazione del tempo che scorre veloce, cattivo ed inesorabile. Cio è reso visivamente con nuvole che sembra scivolino rapide fra i passanti, verbalmente dalle continue riflessioni offerte dai personaggi ( “quando sei giovane hai tempo da perdere”, dice Mickey Rourke al fratello) e musicalmente dall’utilizzo di molte percussioni, che ricordano un ticchettio fastidioso, ma anche un gong, quasi a dirci che il tempo finirà.
Della colonna sonora aveva iniziato ad occuparsi lo stesso Coppola che, però, in corso d’opera scelse di farsi aiutare da Stewart Copeland (batterista del celebre gruppo "The police"), al quale decise poi di affidarla per intero.
La trama, che scorre inesorabile come sabbia che scende in una clessidra, vede protagonisti dei ragazzi nostalgici dei tempi in cui c’erano le bande e il ragazzo con la moto era fra loro. Si parla di lui come un di un mito, ed è proprio cosi che lo considera il fratello Rusty James (Matt Dillon) che, dopo uno scontro con altri ragazzi (che sembra una coreografia in perfetto stile "Bad" di Michael Jackson, benché il disco sia del 1987), sfugge alla morte grazie al suo ritorno.
E’ qui che Mikey Rourke fa la sua prima apparizione e uccide l’avversario del fratello lanciandogli la moto addosso. Ed è sempre qui che egli si incontra con un poliziotto che lo vuole morto e che ci lascia intendere che nel suo allontanamento c’è stata una motivazione a noi oscura.
Da questo momento i fratelli, che vivono in una casa fatiscente solo con il padre alcolizzato, sono i protagonisti assoluti e possiamo riscontrare in loro due momenti di vita diversi: il piccolo vorrebbe emulare le gesta di un fratello ex capobanda, mentre il grande ha messo un po’ di senno ed è costretto ad aiutare Rusty quando egli si mette nei guai. Lui non ha la stoffa di “quello con la moto”, come gli intima Nicolas Cage.
Sullo sfondo ci sono problemi legati al diffuso utilizzo di eroina, a ragazzi senza famiglie alle spalle, alla povertà e fatiscenza.
Un film dalle peculiarità oniriche davvero ben riuscito e particolarissimo per le succitate caratteristiche. I contrasti cosi accesi ci ricordano un po’ pellicole come Il gabinetto del dr. Caligari, dove, in effetti, il sogno si mescola alla realtà.