Leos Carax è regista, ma anche attore e critico. Un personaggio che vive in modo trasversale il mondo del cinema, gioca con le sue tessere e produce le proprie opere attraverso il loro significante e significato.
Il suo stesso nome contiene un fine meccanismo ad incastro; Leos Carax, pseudonimo di Alexandre Oscar Dupont, infatti, segnala al proprio interno la massima aspirazione di chi lavora per e nella settima arte: sentir pronunciare la frase Le osCar a x, (The Oscar goes to..) la formula rituale utilizzata alla consegna degli Oscar. Alex è figlio di un critico cinematografico francese, il quale lo avvicina agli ambienti dei Cahiers du Cinema, rivista francese grazie alla quale comprende i diversi modi di “sviscerare” il linguaggio filmico in ogni suo aspetto, manipolando le sue regole sintattiche a proprio vantaggio.
Esordisce dietro la macchina da presa con la produzione di alcuni cortometraggi, tra cui Strangulation Blues (1980). Il suo primo lungometraggio, del 1984, è Boy Meets Girl, nel quale racconta la relazione tra un film-maker e una ragazza che ha appena tentato il suicidio, entrambi piantati in asso dai rispettivi fidanzati.
In questo primo film, premiato a Cannes dalla critica, vengono riconosciuti alcuni tratti di registi che, in conseguenza alla professione parallela di Alexandre nella critica cinematografica, l’hanno ampiamente influenzato: due mostri sacri del cinema francese come Jean-Luc Godard e Francois Truffaut. In questa storia, girata in bianco e nero, Carax presenta uno sguardo delirante che si mostra più nei legami tra immagini che nell’intreccio narrativo. Subito in questo primo film Loes Carax si distingue per il tratto originale del proprio stile registico.
Oltre alla critica, scrive la sceneggiatura di quello che sarà il suo secondo lungometraggio, di due anni successivo: Rosso sangue. Il film, girato questa volta a colori, sottolinea e aumenta i riferimenti diretti al cinema, in particolare a registi quali Chaplin, Cocteau, Welles e Godard, e al fumetto, attraverso i quali (paradossalmente) il regista vuole lasciare la propria impronta. Il film evidenzia l’importanza delle emozioni e degli affetti, dei sentimenti puri e degli ideali, senza i quali l’uomo è destinato a scomparire. La marginalità del protagonista è accentuata ancora attraverso uno stile visuale inconsueto, in particolare in rapporto ai colori e agli oggetti.
Nel 1991 esce nelle sale Gli amanti del Pont-Neuf, famoso per le sfortune produttive e le alte spese (causate in modo particolare dalla costruzione di un modello del Pont-Neuf di Parigi), che lo resero uno dei film più costosi della storia del cinema francese. In questo film è raccontata un’altra visionaria storia d’amore, che in questo frangente non risulta apprezzata dalla critica, complice forse l’idea iniziale di ridondanza, soprattutto per quanto riguarda la scenografia.
Dopo un altro cortometraggio, Sans Titre, anche il successivo Pola X non viene risparmiato dai critici, che vedono nel regista francese lo scemarsi della creatività visiva che aveva mostrato nelle precedenti opere: portare il proprio lavoro agli estremi risulta citazionista di sé stesso.
Nel film è descritta la storia d’amore tra un giovane scrittore e una donna, che afferma di essere la sorella che aveva perduto. Questa pellicola è inserita nella corrente della New French Extremity, dove vengono collocati alcuni film dei primi anni Duemila, tutti caratterizzati da una forte trasgressione, una violenza selvaggia, una sessualità esasperata ed una mancanza di umanità.
Questo film disturbante porta Leos Carax a un lungo periodo di riflessione, nel quale si inserisce un lavoro con altri due registi, Tokyo!. Nel proprio cortometraggio, Merde, il regista descrive la vita di una creatura sotterranea della capitale giapponese, “Merde” appunto, che emerge in superficie per rapinare i passanti. Entrato in possesso di alcune bombe a mano, provoca nella città un’atmosfera di terrore, fino a quando viene processato: il tutto seguito in presa diretta dai media.
Dopo tredici anni dall’ultimo lungometraggio, Leos Carax torna nel luogo in cui è iniziata la sua carriera. Il suo ultimo lavoro, Holy Motors, riceve infatti il Prix de la jeunesse (il premio della giuria dei giovani) e la nomination per la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2012.
Nella pellicola si riscopre la poesia di Carax, descrizione di un mondo del cinema metafora della vita reale. Il cinema che, all’interno dei suoi rituali, si rifà culto per il pubblico, scosso nelle sue certezze, costretto alla riscoperta della propria visione critica.