"Conoscendo la sensibilità del regista piemontese nell’affrontare certe delicate problematiche sociali, l’operatrice, che già da diversi anni collabora al progetto “Percorsi di educazione all’autonomia” (piano educativo che mira a far acquisire ai giovani Down tutta una serie di autonomie necessarie per costruire una vita il più possibile indipendente), lo ha contattato per un lavoro con un gruppo di ragazzi affetti da tale sindrome. L’intento era quello di dimostrare, attraverso l’indagine della loro sfera affettiva, la ricchezza umana dei diversamente abili, il loro diritto a crescere e diventare adulti. Segre, accettato l’invito, prima di mettersi dietro la telecamera, ha incontrato i giovani, li ha interrogati, cercando di capire, anche con il loro aiuto, il modo migliore per sviluppare il discorso. Tra i soggetti ascoltati ha poi scelto quelli ritenuti più adatti a rappresentare la storia. Delineate le linee guida da seguire, il regista ha deciso, in fase di registrazione, sempre affiancato dall’operatrice sociale (mediatrice tra le esigenze dei ragazzi e quelle dell’autore), di lasciare ai protagonisti una certa libertà. Rispettando il più possibile i loro desideri, non li ha oppressi con domande troppo incalzanti e precise, ma ha formulato loro quesiti aperti, cui rispondere con altrettanta autonomia. In questo modo è riuscito a coinvolgere attivamente i ragazzi nella progettazione, arrivando ad un prodotto finale di rara intensità comunicativa." (Brano tratto dalla tesi di Sara Panattoni)