Quando, nella notte degli Academy Awards del 2003, "Lose yourself" si aggiudicò la statuetta come Miglior canzone originale, Eminem era a casa a dormire.
In quel momento la sua carriera aveva toccato l'apice, da lì a non molto si sarebbe ritirato dalla scena principale per vari problemi personali, per tornare, in formissima, da due anni a questa parte.
8 Mile è un progetto che contempla una buona componente autobiografica del rapper di Detroit, che si è dimostrato così dedito al lavoro da aver impressionato Curtis Hanson e il comprimario Mekhi Phifer, che inizialmente era restio ad accettare la parte.
La vicenda è ambientata in una Detroit anni '90, nella zona a ridosso della '8 mile road', la strada che, idealmente, divide la parte povera della città da quella benestante.
Jimmy Smith è un giovane operaio con la passione per il freestyle, che non riesce però a competere nelle battaglie di fronte al pubblico a causa dell'ansia che lo paralizza. Il rapporto problematico con la madre non lo aiuta, così come la ripetitività delle giornate con gli amici di sempre.
La regia di Hanson descrive bene uno spaccato di gioventù disagiata e intrappolata in un desiderio di evasione che, quasi sicuramente, non sarà mai realizzato.
La chiave dell'intreccio è la graduale lotta di Jimmy contro le sue paure, fino al confronto finale nel torneo di freestyle, dove abbatte gli avversari a ripetizione ed è pronto al confronto finale con il personaggio antagonista, Papa Doc.
Se non si trattasse in parte di autobiografia sarebbe facile parlare di retorica, per tanti elementi che avvalorano il concetto di rivalsa e che appartengono alla tradizionale storia del perdente che si riscatta.
Ma il senso di 8 Mile è testimoniare una precisa realtà, quella delle battaglie di rime, un modo come un altro di mettersi in competizione che appartiene alle radici della musica rap. La sfida agli angoli di strada, che poi diventa torneo con un moderatore e un pubblico che sceglie il vincitore.
La fotografia è ottima e accompagna certi colori mortiferi della periferia che cade a pezzi; il cast è arricchito da Kim Basinger e da Brittany Murphy, oltre che dalla presenza di vari rappresentanti della scena rap come Xzibit, Proof e Obie Trice; ognuno, giustamente, con il suo freestyle.