"Nel vero e proprio rompicapo dell’intreccio siamo esposti all’impossibilità di fabulizzare il materiale eterogeneo del testo, per questo il tratto costitutivo di “opera aperta”, che di fatto Inland Empire presenta, vanifica ogni pretesa di unitarietà e “chiusura testuale” anche soltanto narrativa o cronologica.
Inland Empire mette in scena il progressivo deterioramento esistenziale provocato dal tradimento, simbolo della rottura di un vincolo, dell’infrazione di un patto che chiama in causa l’intera persona. Dal tradimento scaturisce una perdita di consapevolezza che condanna al disordine e all’avvilimento secondo un’involuzione a uno stadio di esistenza più degradato: uno scoppio a catena di un atomo radioattivo che decade originariamente nella pellicola originale e si propaga al remake e conduce al disfacimento psichico della protagonista.
“Un bambino un giorno andò fuori a giocare: nell’uscire dalla porta egli causò un riflesso. Il male era nato e seguiva il bambino”, dice l’anziana vicina a Nikki (Laura Dern), e le rammenta inoltre che questa “vecchia storia” possiede altre versioni, interrogandola se l’argomento è il matrimonio e se suo marito è coinvolto. È un discorso sullo smarrimento delle identità ma soprattutto delle identità di senso, quella di Lynch si configura esplicitamente come una programmatica destrutturazione testuale.
La trama si avvia su Nikki Grace che viene scritturata come protagonista de “Il buio cielo del domani”; questa circostanza è preannunciata dalla vicina onnisciente, primo correlativo del regista.
Dal primo ciak i livelli temporali si abbracciano, si sovrappongono e creano interferenze figurando metaforicamente nel testo il lavoro stesso di Lynch; essendo spazio e tempo già in cortocircuito, Nikki, al pari di Mistery Man, pare possedere il dono dell’ubiquità (come abbiamo visto in “Lost Highway”) e scompare sul set del film mentre prova col regista (Jeremy Irons) e il coprotagonista maschile Devon (Justin Theroux). Nel gioco della sovrapposizione, il doppio trittico lui-lei-l’altro (l’attore, l’attrice, il marito geloso) è perfettamente interscambiabile sul piano cronologico.
Nikki e Devon sono chiamati ad interpretare il remake, ma a volte l’impressione è che concretizzino lo script originale. Lo spettatore è chiamato a interpretare e seguire dei dettagli e degli spunti che regolarmente vengono rimessi in discussione: lei ha un marito geloso, o forse un marito polacco invischiato nel malaffare; lei non può avere bambini, ma forse è lui; lei fa l’attrice oppure la puttana; il vicolo dietro il mercato, il misterioso numero 47 che marca alcune soglie; il bivio della risposta alla domanda Che ore sono?...
Lynch compone qualcosa che somiglia a una storia, poi però lo scompone e ricompone in nuova forma, e la fase onirica riingoia ognuno di questi potenziali discorsi."